OSSIGENOTERAPIA NELLE EMERGENZE IPERBARICHE

OSSIGENOTERAPIA NELLE EMERGENZE IPERBARICHE

In caso di incidenti subacquei, è molto importante somministrare un’elevata concentrazione di ossigeno. Ciò dipende notevolmente dal dispositivo di erogazione, dalla disponibilità di una maschera per l’ossigeno e dalla tecnica impiegata sul luogo dell’incidente. I dispositivi di erogazione dell’ossigeno non sono sempre equivalenti e la concentrazione dell’ossigeno inspirato dipende dalla tecnica utilizzata. Tanto migliore sarà la tecnica di salvamento, compresa la scelta della maschera e dell’apparecchiatura, tanto più elevata sarà la concentrazione di ossigeno assunta dal subacqueo incidentato

EROGATORE CON MASCHERA ORONASALE

PORTATA COSTANTE (CON DIVERSE OPZIONI DI MASCHERE). NON REBREATHER MASK (NRB)

MASCHERE A TASCA (POCKET MASKS) CON PRESA SUPPLEMENTARE DI OSSIGENO

SEMPLICE MASCHERA FACCIALE

Se utilizzati con una maschera oronasale aderente, basta un erogatore (come ad esempio il secondo stadio dell’erogatore d’aria di una bombola) per fornire al subacqueo incidentato tutto l’ossigeno puro al 100 per cento di cui ha bisogno. L’erogatore è il dispositivo di somministrazione dell’ossigeno d’elezione nel caso di sommozzatori incidentati.

Se utilizzata ad una portata costante uguale o superiore a 15 lpm, rappresenta l’unica alternativa valida all’erogatore per somministrare una concentrazione sufficientemente elevata di ossigeno ad un subacqueo incidentato (fino al 90%).

Se utilizzate a una portata costante di ossigeno di 15 lpm, possono erogare concentrazioni di ossigeno inalato vicine all’80 per cento. Tali maschere possono essere utilizzate in abbinamento alle tecniche di respirazione bocca a bocca o di rianimazione cardiopolmonare per stimolare la ventilazione di un sommozzatore che in seguito ad incidente non respira – ha smesso di respirare.

Questo tipo di maschera non è dotato di alcuna valvola ad una via o di una sacca di riserva dell’ossigeno, permettendo quindi una forte diluizione dell’ossigeno con l’aria ambiente. Anche a portate elevate (>15 lpm), è improbabile che il subacqueo colpito riceva più del 50 per cento di ossigeno. Il che la rende un’opzione inadatta in caso di incidenti subacquei.

OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA

L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la Ossigenoterapia Iperbarica: “UNA TERAPIA SISTEMICA CHE SFRUTTA LA SOLUBILITÀ FISICA DELL’OSSIGENO IN PRESSIONE”.

L’ossigeno obbedisce alle leggi fisiche che regolano l’assorbimento, la diffusione e il trasporto dei gas nel plasma. Indispensabile per la nostra vita viene normalmente trasportato dai globuli rossi. Ma può anche essere trasportato in soluzione dal plasma.

La quantità di un gas che entra in soluzione in un liquido è direttamente proporzionale alla sua pressione parziale rispetto al liquido con il quale è in contatto (Legge di Henry).        

La pressione parziale dell’ossigeno nell’aria alveolare (l’aria che occupa l’interno dei polmoni):

– in condizioni di aria ambiente a livello del mare (1 ATA= 1 Atmosfera Assoluta) è di 159 mm Hg

– in condizioni di pressione normale (1 ATA) ma con O2 al 100% sale a 760 mm Hg

– in condizioni di iperbarismo (3 ATA) e con O2 al 100% arriva a 2280 mm Hg

 

La conseguenza di queste variazioni è che quando respiriamo naturalmente alla pressione del mare l’ossigeno trasportato dai globuli rossi corrisponde al massimo a 20 volumi % di Ossigeno, la concentrazione dell’ossigeno disciolto nella parte liquida del sangue cresce man mano che aumenta la pressione dell’aria che respiriamo.

Se poi respiriamo ossigeno puro, cioè al 100%, la sua concentrazione nel plasma (indipendentemente dai globuli rossi) diventa talmente elevata (6,8 volumi % di O2 a 3 ATA) da poter sostenere da sola i processi vitali. L’ossigeno disciolto nel plasma può arrivare anche nei distretti dell’organismo e nei tessuti che, a causa di alterate condizioni locali non ricevono una adeguata irrorazione sanguigna e sono quindi in condizioni di bassa pressione di ossigeno.

CONSERVAZIONE E MANUTENZIONE DELL’ATTREZZATURA PER L’OSSIGENO

Le bombole di ossigeno vanno conservate pronte all’uso ma allo stesso tempo protette dagli urti e da oli e grassi, che aumentano il rischio d’incendio. Per scongiurare il rischio incendi, ogni attrezzatura ossigeno compatibile deve essere tenuta lontana da fiamme libere e da persone che fumano.

La bombola non deve essere esposta a temperature superiori a 51°C, quindi non va lasciata al caldo in un veicolo. Durante il trasporto deve essere collocata in modo che non possa rotolare o cadere.

La normativa relativa alle bombole per l’ossigeno prescrive che, come le bombole per le immersioni, siano sottoposte periodicamente al test idrostatico.

La manutenzione standard degli erogatori dedicati per l’ossigeno prevede una revisione ogni due anni, o secondo le indicazioni del produttore.

Controllare che la guarnizione dedicata per ossigeno non presenti tagli, sporcizia, grasso, olio, ed eventualmente sostituirla. Nel ricollocare l’erogatore, assicurarsi che gli attacchi siano allineati con la valvola della bombola; poi aprire la valvola per controllare se ci sono perdite, depressurizzare il sistema prima di riporlo.

Il dispositivo per la somministrazione dell’ossigeno, ossia la valvola a domanda o l’MTV (l’erogatore azionato a mano) va revisionato ogni due anni o secondo le indicazioni del produttore. L’MTV deve essere provato prima di ogni uso. La valvola a domanda si controlla inalando dalla maschera ed espirando fuori. L’MTV si prova schiacciando il pulsante di attivazione e coprendo la valvola di uscita con il palmo della mano; si dovrebbe chiudere automaticamente. Se non si chiude, non usiamolo e facciamolo revisionare.

Controllare sempre se ci sono tagli o segni di usura su fruste e tubi prima di ogni uscita, e se necessario cambiamoli.

Controllare se la maschera è pulita e se presenta segni di invecchiamento.